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5 passi per usare (bene) il digitale in classe (e ottenere i risultati sperati)

Ci sono molti modi attraverso cui introdurre le tecnologie digitali all’interno dell’ora di lezione. C’è chi condivide materiali didattici online, sostituendo la carta con le risorse online, chi propone esperienze collaborative tra gli studenti, grazie alle possibilità di condivisione offerte da molti strumenti, chi predilige occasioni di gioco, creando sfide tra gli studenti nella soluzione di quiz e altri enigmi o chi sfrutta la realtà aumentata per proporre avventure immersive alla scoperta di mondi lontani. Tutti animati dal sacrosanto desiderio di migliorare l’esperienza di insegnamento e apprendimento, gli insegnanti stanno imparando a poco a poco ad arricchire le ore di insegnamento con qualche trucco digitale che consenta, da un lato, di avvicinare gli studenti e, dall’altro, di rendere più efficiente il flusso di lavoro.

Certo, questo processo di cambiamento, ben lontano dall’essere giunto alla propria conclusione, troppe volte è lasciato alla buona volontà del singolo insegnate, magari animato da una viva passione per questo mondo che cambia, ma rimasto solo a destreggiarsi nel labirinto delle possibilità offerte dalle tecnologie del momento.

Importante, invece, è avere una bussola con cui provare ad orientarsi rispetto, quanto meno, alle modalità attraverso cui portare il digitale in classe. Viceversa, si corre il rischio di rimanere imprigionati dietro sforzi immani che, alla fine, non ci premettono di raggiungere i risultati sperati. Pensiamo alla DaD: quante volte il nostro impegno, non è risultato in effetti efficace rispetto all’apprendimento e ai risultati conseguiti dai nostri ragazzi? E allora è giusto chiedersi (col senno di poi, ovviamente…): potevamo fare meglio?

Prima ancora di scegliere quali strumenti o app decideremo di usare durante questo anno scolastico, possiamo certamente provare a chiederci quali siano i criteri attraverso cui proporre tali risorse ai ragazzi, in classe o nell’ambito di esperienze di didattica mista. Il mio obiettivo, allora, quest’oggi è quello di condividere alcuni consigli per un buon orientamento digitale, elencando cinque buone prassi per proporre in classe un’esperienza digitale gratificante per l’insegnante ed efficace per gli studenti.

Si tratta, a ben vedere, di un percorso graduale. Parti dal punto 1 e, una volta padroneggiato, prova, passo dopo passo, a realizzare gli altri. Alcuni step richiederanno più tempo, altri invece saranno per te più naturali e comporteranno uno sforzo minore. Non importa quanto impiegherai ad arrivare in fondo e nemmeno se talvolta, durante il percorso, dovrai fare una sosta. Ogni trasformazione ha bisogno del suo tempo, quindi non avere fretta. Consolida un punto, e portalo con te nei passaggi successivi: i risultati li vedrai crescere un poco alla volta.

1. Sfrutta al massimo la multimedialità

Per troppo tempo la scuola ha affidato la conservazione e la trasmissione dei contenuti ai soli libri di testo. Utili certo, talvolta indispensabili, i libri scolastici tuttavia hanno un grosso limite: permettono l’accesso ai loro contenuti esclusivamente attraverso la lettura. È vero, sempre più spesso ormai possiamo parlare di libri “aumentati”, in cui al testo scritto sono collegati contenuti proposti in altre forme, video o audio soprattutto. Ma in linea generale, l’importanza della parola scritta è ancora evidente.

L’implementazione della tecnologia in classe, invece, ci permette un piccola ma significativa rivoluzione. Possiamo infatti provare a combinare “alla pari” forme mediali differenti, favorendo così la stimolazione di zone differenti del cervello che rendono più completa l’esperienza di apprendimento. Per farlo, nella predisposizione dei nostri materiali didattici e delle nostre lavagne digitali, dobbiamo costantemente proporre un’alternanza efficace tra il testo scritto (che non va certo dimenticato), il video animato, le risorse audio, le immagini, gli schemi e i grafici e tutti le altre forme che possono essere utilizzate per proporre un determinato contenuto.

Nella quotidianità delle nostre attività didattiche questa necessaria complementarietà tra le forme mediali deve avvenire in classe come a casa. Se, da un lato, infatti possiamo segmentare le nostre lezioni stimolando l’apprendimento attraverso canali differenti, dall’altro nell’assegnare il lavoro per casa, sia nelle modalità tradizionali, sia in contesti di classe capovolta, dobbiamo sempre prevedere la proposta di contenuti multimediali. Allo stesso tempo, anche i prodotti che chiediamo ai nostri alunni possono essere realizzati in formati differenti. Chi l’ha detto, infatti, che debbano sempre rispondere alle nostre domande a voce o per iscritto?

Photo by Compare Fibre on Unsplash

2. Favorisci la creazione di prodotti digitali da parte degli studenti

Una delle prime forme attraverso cui il digitale è entrato nelle nostre classi è stata (e in buona parte è ancora) la produzione di materiale didattico da parte dei docenti, da caricare e condividere con gli studenti in apposite piattaforme didattiche.

Da più di vent’anni orma, sia nella scuola, che nelle università, abbiamo assistito a un proliferare di diapositive realizzate dai docenti, usate in aula per accompagnare la lezione frontale e assegnate per lo studio autonomo a casa. Sono gli anni in cui esplode l’uso di PowerPoint e degli altri programmi per presentare contenuti in pubblico. Poco importava se quei materiali fossero male organizzati, poco leggibili o vagamente incomprensibili… l’insegnante aveva finalmente l’opportunità di dare ai propri studenti risorse auto-prodotte, che riassumevano o, spesso, sostituivano i libri di testo.

Ancora oggi, se ci pensiamo bene, buona parte del nostro impegno di insegnanti consiste nella predisposizione di dispense, presentazioni e questionari digitali. Magari a PowerPoint abbiamo sostituito web tools più efficaci, come Google Slides o Canva, ma l’obiettivo è il medesimo. La diffusione di Classroom e delle altre piattaforme scolastiche, ha fatto il resto. Caricando e archiviando i materiali sul web, i nostri ragazzi hanno sempre a disposizione i contenuti da studiare, senza più essere vincolati costantemente a libri e quaderni di appunti.

Tutto questo è un bene, certamente. Però possiamo provare anche ad andare oltre. Il digitale, infatti, non è uno strumento solo a uso dei docenti, anzi con la tecnologia possiamo fare in modo che anche i ragazzi si esprimano, per di più nelle modalità che sono loro più congeniali. Ecco allora che diventa fondamentale insistere nel chiedere agli alunni di produrre nuovi contenuti digitali, frutto del loro impegno e, come vedremo più avanti, della loro creatività. Potremmo proporre loro di scrivere su un blog, elaborare video presentazioni, booktrailer, note vocali e podcast, partecipare a forum online, sintetizzare quanto appreso con le infografiche, e molto altro. Insomma, se un tempo era il docente che portava in classe il materiale didattico in formato digitale, oggi è il turno dei ragazzi. Aiutiamoli a passare dall’essere semplici consumatori digitali a veri produttori di contenuti, originali e creativi.

3. Crea occasioni di cooperazione e condivisione

Il cuore della rivoluzione digitale è certamente l’idea che i computer e i nostri dispositivi siano in effetti collegati in rete, creando un sistema complesso di relazioni che alternano la presenza fisica alla condivisione online. Quando pensiamo alla scuola digitale, allora, non dobbiamo avere in mente l’immagine triste di un ragazzo lasciato solo davanti al pc. Piuttosto, possiamo immaginare un sistema di relazioni che ha il suo centro nell’incontro fisico in classe ma che può essere prolungato, nello spazio e nel tempo, oltre i confini dell’aula scolastica e dei limiti imposti dal suono della campanella.

Ciò significa, allora, che nel pensare esperienze digitali dobbiamo mettere in piedi attività che prevedano occasioni di scambio e collaborazione, anche a distanza. Da Google Classroom a Padlet, passando per tutti gli strumenti che permettono di lavorare in modalità condivisa, abbiamo infinite possibilità di realizzare questo obiettivo. Si tratta, davvero, di un’occasione preziosa che nessun altro strumento analogico ci permette di realizzare. Un lavoro di gruppo iniziato in aula, può continuare a casa collaborando su un file condiviso; un progetto di classe può comporsi dei contributi di ciascuno, magari frutto di ricerche autonome e poi condivise; una riflessione su un tema affrontato in classe può andare avanti anche nel pomeriggio, su una bacheca di commenti condivisa e moderata dal docente… insomma le occasioni non mancano per far crescere una community di classe, significativa per i ragazzi e presidiata dagli adulti-educatori.

4. Organizza un sistema di feedback costanti.

Lavorare con il digitale, sfruttando al massimo la possibilità di allargare il tempo della lezione oltre i confini dell’ora che abbiamo a disposizione in classe, ad esempio attraverso la metodologia della flipped classroom, necessita della costruzione di un sistema costante di feedback da parte dell’insegnante che, in remoto e in modalità asincrona, segua passo dopo passo lo studente nella realizzazione del compito assegnato. La tecnologia, lo dico da sempre, non è mai un’esperienza di solitudine; se usata bene, invece, è un’occasione di accompagnamento dei ragazzi che va oltre il tempo che normalmente abbiamo a disposizione e le 4 mura delle nostre aule.

Assegnare una lezione digitale, ad esempio, non significa scaricare sugli studenti la responsabilità dell’apprendimento, ma capovolgere il processo di acquisizione delle conoscenze e delle competenze, attraverso un percorso pensato e guidato dal docente che non si libera della fatica di spiegare, ma accompagna i suoi studenti in percorsi per imparare ad imparare. Tutto questo, ovviamente, presuppone l’aver instaurato un sistema di relazioni in cui l’insegnante possa intervenire direttamente sui lavori degli studenti, “comodamente” da casa, consigliando e sostenendo il lavoro che viene svolto.

Google Classroom, e in generale tutti gli strumenti di Google Workspace, costituiscono un valido supporto per questa finalità. La possibilità di collaborare sui documenti, anche inserendo commenti e, da qualche tempo, emoji a margine dei lavori dei ragazzi rappresenta certamente un vantaggio nel percorso di accompagnamento che desideriamo realizzare. L’estrema facilità d’utilizzo di questi strumenti, peraltro, rende agevole anche il compito dell’insegnante che in pochi passaggi può seguire lo sviluppo dei lavori dell’intera classe.

Photo by Annie Spratt on Unsplash

5. Fai scegliere gli studenti

L’ultimo passo da compiere in questo nostro viaggio è forse il più complicato. Ma probabilmente anche il più importante. Gli strumenti tecnologici, infatti, ci consentono davvero di personalizzare l’insegnamento anche grazie al fatto che possiamo concedere agli studenti la possibilità di scegliere quali fonti utilizzare per apprendere un determinato contenuto e quali modalità utilizzare per svolgere un certo compito assegnato. Chi ha detto, infatti, che tutta la classe debba rispondere ad una determinata richiesta dell’insegnante nello stesso modo, magari per iscritto? Non è possibile pensare che, assegnato un compito, siano i ragazzi a scegliere la modalità migliore per affrontare l’ostacolo e trovare la soluzione da presentare in classe?

Questa è davvero la rivoluzione digitale in classe: dare a ciascuno la possibilità di esprimersi secondo le modalità che più gli sono congeniali, trovando soluzioni diverse e creative agli stessi problemi. Alcuni preferiranno scrivere, altri schematizzare quanto appreso in un’infografica, altri registrare un video. L’importante è stimolare la creatività e valorizzare competenze e talenti personali, facendo sì che ciascuno si senta a proprio agio, in modo inclusivo davvero.

Se hai voglia di seguire i contenuti che propongo o vuoi essere sempre aggiornato sulle ultime novità per gli insegnanti “digitali”, puoi iscriverti al blog o seguirmi sui social. Oppure, ascolta il podcast “I consigli del prof”, disponibile sulle principali piattaforme di streaming.

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