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Approfondimenti Didattica digitale

5 consigli per integrare la tecnologia in classe

In questo graduale passaggio dalla DaD alla DDI, particolarmente evidente per le scuole secondarie di secondo grado, diventa fondamentale non perdere tutte le possibilità di utilizzo della tecnologia, che abbiamo imparato a conoscere a causa della pandemia, e provare a arricchire le nostre proposte di apprendimento trovando il giusto mix con la lezione tradizionale. È, probabilmente, questa la sfida maggiore che si pone davanti ai docenti in questo momento: rientrare in presenza valorizzando le opportunità di ritrovarsi insieme, senza disperdere la ricchezza delle esperienze che abbiamo vissuto e delle potenzialità che ci ha offerto il ricorso agli strumenti digitali.

Sono decisamente convinto che sia questa la direzione che prenderà la scuola italiana da qui in avanti. Un approccio blended, in cui l’ora di lezione diventa sempre più un’esperienza di apprendimento, in cui i punti di forza della scuola tradizionale si combinano in modo efficace con le possibilità di personalizzazione dell’apprendimento, valorizzazione della creatività e arricchimento dei contenti, offerti dagli strumenti digitali e dalle app e piattaforme che abbiamo usato in questi mesi.

Ma come fare a integrare nel modo giusto le potenzialità della tecnologia all’interno delle nostre lezioni? Certamente non è possibile rispondere in modo univoco a questa domanda, ma possiamo almeno condividere alcune idee per fare in modo che i punti di forza dell’esperienza appena vissuta non vengano dispersi una volta rientrati in classe. Ecco perché voglio provare a schematizzare qualche idea concreta, da subito attuabile, per usare al meglio dispositivi e applicazioni durante le lezioni, anche semplicemente valorizzando gli smartphone personali degli studenti.

Vi propongo, quindi, cinque consigli per pensare al meglio questa fase di trasformazione della scuola. È solo un punto di partenza, ma è il momento giusto per cominciare!

#1. Usa gli strumenti digitali in modo non tradizionale

Pensiamoci bene. Come usavamo il digitale prima della pandemia? Certo, molti colleghi da anni lavorano moltissimo per integrare correttamente le tecnologie in classe, creando esperienze di apprendimento dinamiche e altamente personalizzate. Ma probabilmente una buona parte di noi ha usato le tecnologie quasi esclusivamente per presentare contenuti (slides e diapositive), produrre elaborati destinati alla stampa cartacea (dispense, appunti, formulari, ecc.), oppure ancora per arricchire le lezioni attraverso altri contenuti multimediali, anche grazie alla diffusione delle LIM (video, link, ecc.).

Ecco allora il primo consiglio. Con gli strumenti tecnologici si può fare tanto, anzi tantissimo. Certamente possiamo favorire l’interazione con gli studenti che, attraverso i proprio dispositivi personali, possono collaborare e confrontarsi in modo sempre diverso con l’insegnante e e tra di loro. Facciamo qualche esempio: possiamo fare un brainstorming con Padlet, sondaggi e votazioni con Mentimeter, o competizioni e quiz con Quizziz o Kahoot. Durante una lezione, puoi inserire nelle tue slide un QrCode con cui i ragazzi, in autonomia, possono raggiungere siti web o video di approfondimento, oppure proporre loro esperienze anche più immersive attraverso la realtà virtuale (perchè non far visitare musei o siti di interesse utilizzando Google Earth o Google Arts & Culture?).

Insomma, la tecnologia ci permette davvero di arricchire le nostre lezioni in molti modi differenti. Abbiamo l’imbarazzo della scelta…

#2. Usa gli strumenti digitali per stimolare la creatività

Lo abbiamo detto: fino a qualche tempo fa usavamo la tecnologia prevalentemente per produrre i materiali didattici. Di fatto, era l’insegnante che ricorreva agli strumenti digitali e, con questi, proponeva contenuti didattici agli studenti. Forse questo anno appena trascorso ci ha insegnato, invece, che possiamo utilizzare i numerosi applicativi disponibili chiedendo ai nostri studenti di produrre elaborati multimediali di vario tipo, favorendo così contemporaneamente la creatività e il protagonismo di ciascuno.

Certo, dobbiamo provare ad allargare un po’ il pensiero rispetto ai compiti da assegnare agli studenti. Possiamo trovare alternative efficaci al “solito” questionario cartaceo che abbiamo usato in passato (e che comunque conserva in molte situazioni il suo valore)? Anche da questo punto di vista la tecnologia ci offre moltissime potenzialità. Possiamo chiedere ai ragazzi di produrre un video in cui spiegano un determinato argomento, registrare un podcast audio in cui raccontano le parti di un testo che hanno letto, elaborare un’infografica per illustrare i passaggi di un esperimento o tante altre cose simili. Insomma, forse davvero possiamo pensare un po’ in grande, senza considerare di serie B proposte come quelle che vi ho illustrato.

Facciamo un esempio: se voglio che i ragazzi di leggano un racconto e ne sintetizzino il contenuto, posso chiedere loro di scrivere un riassunto sul quaderno, oppure posso proporgli di registrare un audio di 2 minuti in cui descrivano ciò che hanno letto. Nel primo caso, probabilmente, qualcuno sarà tentato di cercare un riassunto già pronto sul web; se scelgo l’audio, invece, tutti – ma proprio tutti – dovranno quanto meno rielaborare il testo che hanno trovato per poterlo registrare, oltre che mobilitare competenze per la lettura, la registrazione, la sintesi nel rispetto della durata massima assegnata.

#3. Accompagna gli studenti con feedback costanti

Un’altro aspetto che abbiamo sperimentato con la DaD è il fatto che grazie agli strumenti tecnologici possiamo accompagnare gli studenti anche a distanza. Certo, per farlo, dobbiamo attivare un sistema di feedback costanti con cui comunicare costantemente con i ragazzi, sostenendone l’apprendimento e valutando più il processo che il risultato.

Strumenti come Google Classroom, ad esempio, permettono di interagire con i ragazzi al di fuori dei rigidi orari di lezione in molti modi differenti: possiamo utilizzare lo stream per condividere idee, articoli, video, proposte, oppure per avviare e moderare forum di discussione per favorire l’interazione il pensiero critico; una volta assegnato un compito, possiamo intervenire costantemente sul lavoro del singolo studente, segnalando correzioni, suggerimenti o modalità di approfondimento.

Di certo, se vogliamo cambiare davvero la scuola, dobbiamo iniziare a mettere da parte la vecchia modalità dei compiti per le vacanze (quella in cui a giugno si assegnavano i compiti e poi, fino a metà settembre, chì s’è visto, s’è visto…). La scuola è un’esperienza di accompagnamento e di vicinanza, anche a distanza. Questo lo abbiamo capito. E allora, ogni volta che assegniamo un compito, ricordiamoci di monitorare costantemente i progressi fatti da ciascuno, di incalzare gli studenti più titubanti, di correggere chi sbaglia e di sostenere quanti si impegnano.

Forse qualcuno obietterà che tutto questo è al di fuori dell’orario di servizio… ma non facciamo forse il lavoro più bello del mondo?

#4. Prediligi sempre le esperienze collaborative

La maggior parte degli strumenti digitali che abbiamo utilizzato in questi mesi, e in modo particolare i tools di Google Workspace, ci consente di far lavorare insieme gli studenti, nonostante la distanza. Questa è un’altra ottima pratica che credo non dobbiamo disperdere in futuro. Certamente in aula potremo riprendere un giorno i lavori di gruppo che abbiamo sempre fatto, ma la cooperazione dei ragazzi su file ed elaborati condivisi estende moltissimo le nostre possibilità.

In questo senso, anche quando scegliamo quali app utilizzare, è sempre meglio favorire quelle che permettono di collaborare istantaneamente in modo sincrono. Gli strumenti di Google Workspace, da questo punto di vista, sono la scelta ottimale per la scuola. Dovunque ci si trovi, possiamo intervenire su un lavoro condiviso, rendendo disponibile il nostro contributo agli altri componenti del gruppo.

Particolarmente indicata credo sia proprio la scrittura condivisa. Chiediamo a ragazzi, anche in classe, di cimentarsi in proposte di scrittura condivisa in modo sincrono: sarà divertente e motivante e permetterà di ottenere davvero ottimi risultati.

#5. Fai scegliere gli studenti

Un ultimo aspetto da valorizzare è la personalizzazione dell’apprendimento. Grazie alla multimedialità degli strumenti digitali, possiamo fare in modo che i contenuti dei nostri percorsi di insegnamento e apprendimento siano proposti in modi differenti, di volta in volta adatti alla singola situazione e al singolo studente.

Facciamo un esempio: se devo spiegare un determinato esperimento scientifico e chiedo agli studenti esclusivamente di studiare i diversi passaggi sul libro di testo, forse sto mettendo in difficoltà quella parte di ragazzi che ha una difficoltà specifica con la lettura. Se, invece, propongo lo studio del libro di testo, ma anche la visione di un video, l’ascolto di un file audio, la lettura di una mappa concettuale, stimolerò diverse aree del cervello dei ragazzi e favorirò un apprendimento a partire da stimoli differenti, più adatto alle singole situazioni individuali. Non è forse questa l’inclusione?

Allo stesso modo, quanto assegniamo un lavoro agli studenti, possiamo proporre diverse modalità di esecuzione del compito. Chi ha detto che tutti debbano produrre lo stesso materiale? Non è forse più utile (e inclusivo) permettere loro di svolgere un determinato compito scegliendo tra un ventaglio di possibilità proposte dall’insegnante (per farti un idea, torna al punto 2). Scegliere, in questo caso, può essere decisamente motivante, soprattutto nella misura in cui consente a chi ha difficoltà in una certa forma di espressione (pensiamo, ad esempio alla scrittura) di superare la frustrazione dell’insuccesso. Inoltre è un’occasione preziosa per favorire un approccio creativo di fronte a problemi comuni, che certamente tornerà utile ai ragazzi per il loro futuro.

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