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Dieci regole per una (buona) didattica a distanza

In questi giorni di emergenza sanitaria per il coronavirus, la scuola italiana riscopre la didattica digitale. Mettendo da parte anni di dibattiti tra innovatori e tradizionalisti, l’incertezza che accompagna il pensiero dei docenti sul futuro prossimo della scuola italiana ha spinto in questi giorni migliaia di insegnanti, dalle maestre della scuola primaria ai grandi atenei universitari a sperimentare modalità nuove per condividere idee e contenuti con gli studenti, forzatamente a casa a tempo indeterminato.

Qualcuno dirà “meglio tardi che mai”, altri forse storceranno il naso temendo un’irreversibile conversione della scuola verso il digitale. Io, dal canto mio, non ho mai fatto mistero del fatto che la scuola italiana non può più fare a meno del digitale. Ma siccome non ci si improvvisa educatori digitali, meglio condividere qualche buona prassi, perché se vogliamo che funzioni, la didattica digitale deve essere fatta bene.

Ecco, allora, dieci regole “d’oro”, tanto per cominciare.

1. Preparati

Regola numero uno: nessuno nasce imparato. Se non lo avete fatto prima, il mio consiglio è quello di fare un po’ di formazione specifica sulla didattica digitale, prima di cominciare. All’inizio basta anche guardare un po’ di video su YouTube o leggere articoli o riviste sul tema. In rete ce n’è per tutti i gusti. Molte scuole mettono in rete le loro buone prassi, dateci un’occhiata. Se poi avete tempo, su Internet ci sono un sacco di corsi online a cui poter partecipare gratuitamente, che vi permetteranno di acquisire quelle competenze di base per innovare la didattica e vi forniranno qualche idea per cominciare con il piede giusto questa nuova esperienza. Per partire alla grande ci sono i percorsi formativi di Google, da qualche tempo disponibili in italiano, che permettono, una volta superato l’esame finale, di ottenere la certificazione Google Educator. Se invece volete un quadro teorico più completo, vi consiglio questo MOOC (Massive Open Online Course) del Politecnico di Milano: attraverso materiali di qualità e video realizzati con grande attenzione fornisce le basi teoriche e le indicazioni pratiche per avviare processi positivi di innovazione didattica.

2. Crea spazi di condivisione

Fare didattica digitale non significa solo mettere online le dispense cartacee. Questo è l’errore più comune. La scuola, lo sappiamo bene, non si limita a inserire contenuti nelle teste degli studenti. La scuola è innanzitutto interazione e condivisione. E, allora, anche online da questo modello non si può prescindere. Se metto online del materiale e dico ai ragazzi “studiatelo!” riduco la didattica a un processo unidirezionale tra insegnanti e allievi. Se, invece, creo uno spazio in cui si realizza uno scambio con gli studenti, in cui il docente stimola l’apprendimento e l’approfondimento, mettendo all’opera i ragazzi, con ricerche personali, commenti, quiz e altri strumenti attraverso cui posso dare dei feedback, allora, seppure a distanza, avrò fatto sì che la scuola non perda questo suo valore imprescindibile. Per fare questo ci aiutano moltissimo le piattaforme per la didattica digitale come Google Classroom, ma possiamo pensare di ricorrere ai social network e alle altre esperienze online in cui è possibile fare rete.

3. Pensa a compiti reali

La didattica digitale oltre a essere accattivante per gli allievi è decisamente adatta per dare agli studenti compiti di realtà, grazie soprattutto all’accesso alla rete Internet per il reperimento dei materiali necessari. Quando progetti il lavoro da assegnare, allora, immagina il tuo studente alle prese con un problema reale e proponigli di risolverlo come se fosse al lavoro. Chiedigli – per fare qualche esempio – di scrivere un articolo per un blog, elaborare statistiche su dati da trovare in rete, di fotografare, produrre video o altro ancora. In questo modo li aiuterai a diventare adulti e a passare dall’essere consumatori di internet a produttori di contenuti. Non ti preoccupare troppo del copia-incolla, magari insegnagli a citare le fonti (sempre!); se usa qualche volta il traduttore di Google o la calcolatrice del pc non farne un dramma (chi di noi non lo fa nella vita reale…). L’importante è comunque l’attivazione di un processo di apprendimento e la capacità di trovare soluzioni accettabili a problemi comuni.

4. Pensa ai dispositivi

A meno che non lavoriamo in una scuola tecnologicamente avanzata in cui gli allievi hanno in dotazione pc e tablet per la didattica (nel qual caso, probabilmente, questo articolo risulterà del tutto superfluo), non possiamo sapere quali dispositivi i nostri studenti potranno utilizzare per le nostre lezioni online. Alcuni avranno pc, fissi o portatili, altri tablet o Ipad, probabilmente tutti (se parliamo di adolescenti) uno smartphone. Per questo motivo, quindi, mentre prepariamo il materiale e progettiamo le attività, sarà necessario cercare di trovare soluzioni compatibili e utilizzabili per una vasta gamma di strumenti. Mac e Pc, IOS e Android, non sempre si parlano… Ma non solo. Non diamo per scontato che i ragazzi abbiano Word o Excel a casa o, se li hanno, che dispongano della nostra stessa versione di questi programmi (per questo vale la pena di abituarli a strumenti online gratuiti come Google Docs). La parola chiave, in questo caso è compatibilità.

Se riteniamo, inoltre, che molti di loro usino soltanto gli smartphone per i lavori che assegniamo, ricordiamo anche di creare materiali leggibili anche su schermi non troppo grossi (ad esempio, se dobbiamo fagli studiare del testo scritto meglio creare delle slides che usare file di testo). Strumenti “adattivi”, che riadattano cioè il testo e le immagini a seconda delle dimensioni dello schermo utilizzato (computer, tablet o smartphone) sono molto importanti in questo senso.

5. Sfrutta la multimedialità

La cosa bella della didattica digitale è senza dubbio la possibilità di utilizzare insieme media differenti, cosa che nella didattica tradizionale, invece, risulta talvolta più complicato. Ecco allora che, a fianco del solito testo scritto, possiamo utilizzare video, musica e audio in generale, immagini, link, e tanto altro ancora. Si tratta di una ricchezza che deve assolutamente essere valorizzata, in modo che i ragazzi possano imparare di più e meglio. Perché, allora, non creare un mini sito web con Google Sites, uno strumento semplicissimo che permette di fornire agli studenti combinazioni efficaci di testi, immagini, audio e video che arricchiscono l’esperienza di apprendimento? Per farlo però, dobbiamo metterci noi stessi alla ricerca dei materiali che meglio si adattano all’attività e ai contenuti che vogliamo trasmettere, dimenticandoci, almeno per un po’, dei soliti libri di testo che abbiamo sempre utilizzato.

6. Non esagerare

Una volta che inizi a lavorare sul serio con la didattica digitale potresti pensare di non poterne più fare a meno. E allora, al di là dell’emergenza del momento, ricorda che il digitale è una modalità di insegnamento (e non un fine) che può affiancarne altre, più tradizionali. Insomma: da usare con moderazione. In più, anche in questo periodo, ricorda che i ragazzi sono a casa e che difficilmente riusciranno a seguire ritmi intensi di lavoro come quelli che gli proponiamo a scuola. Spronali, ma senza esagerare. Assegnagli dei lavori che possano svolgere in un tempo ragionevole, sapendo che da casa tutto è più complesso e che le distrazioni sono potenzialmente illimitate.

7. Mettiti a disposizione

La didattica a distanza ha bisogno di insegnanti presenti e disponibili. I ragazzi devono essere messi in condizione di comunicare con il docente e con la scuola. Potrebbero avere problemi tecnici, di connessione o di accesso alle piattaforme, ma anche domande sugli esercizi assegnati o necessità di una spiegazione maggiore sugli argomenti trattati. Ricorda: sei un insegnante (anche a casa). La modalità non può affatto essere quella che tradizionalmente si usa per i compiti delle vacanze estive (della serie, compiti assegnati a giugno e chi si è visto s’è visto fino a settembre…). I ragazzi ti contatteranno la sera o la domenica mattina, mentre prepari il pranzo o stai guardano una serie TV sul divano. Se vuoi che il processo funzioni, devi imparare ad esserci. Ma, in fondo, le relazioni non sono l’aspetto più appagante del nostro lavoro?

8. Fai rete coi colleghi

Come spesso accade, anche per questo tipo di progetti è sempre meglio cercare occasione di condivisione piuttosto che lavorare ognuno per sè. Se la scuola non si è organizzata in modo sistematico, prima di partire condividi le idee con i colleghi della classe. Magari anche altri ci hanno pensato e mettendo insieme le risorse di ciascuno il risultato sarà senz’altro più completo. Ma c’è di più. Se riusciamo a fare sistema, almeno per classe, se non è possbile per istituto, ai ragazzi arriveranno a casa messaggi chiari e univoci che sicuramente semplificheranno il loro lavoro. Per condividere idee con i colleghi va benissimo la chat di Whatsapp, ma se vuoi provare qualcosa di più completo perchè non creare un Gruppo su Google? Così potrai scambiare e archiviare documenti e idee e averli sempre a disposizione quando servono.

8. Chiedi aiuto

Lo so: arrivato a questo punto della lettura magari stai pensando di non esserne capace. Prima cosa: non è vero! Seconda cosa: se c’è qualcosa che non sai fare, puoi sempre impararla. Basta chiedere aiuto a chi magari è un po’ più avanti su questi temi. Un collega o un amico a cui illustrare il problema per trovare una soluzione lo abbiamo tutti. Anche i commenti a questo spazio possono essere un luogo per condividere i dubbi. Quindi, coraggio!

9. Accetta la sconfitta

Alla fine di tutto, ricordalo sempre: potrai anche aver fatto le migliori videolezioni possibili, con tutta l’attenzione didattica e tecnologica che era necessaria, ma ci sarà sempre quello studente che non riuscirà a sfruttare questa occasione (o, magari, che non vorrà farlo). Mettilo in conto e non ti scoraggiare. Concediti (e concedigli) un po’ di tempo, con la pazienza tipica del nostro mestiere.

(La vignetta qui sotto mi sembra significativa…)

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