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Perchè la scuola non può voltare le spalle al digitale

Sembra essere un dibattito sempre aperto quello che riguarda l’opportunità o meno di introdurre e potenziare il digitale all’interno dei metodi e dei programmi delle scuole italiane. Ed è vero, a dirla tutta, che a livello di risultati si sono alternati nel tempo casi evidenti di successo e esperienze totalmente fallimentari.

Vorrei allora provare a condividere tre punti di partenza per comprendere quanto il tempo presente sia realmente il momento opportuno per una riflessione seria attorno al ruolo della scuola nell’educazione digitale delle generazioni future. Senza credere, da un lato, che da domani tutto possa essere convertito a priori al potere di smartphone e tablet, ma neppure che si possa andare avanti senza prendere in considerazione il cambiamento — di vita innanzi tutto — attualmente in atto.

Punto primo: la tecnologia c’è.

Non è una banalità. La tecnologia è una parte significativa della nostra vita e probabilmente lo sarà sempre di più. Mi viene difficile pensare a un futuro meno digitale di questo nostro presente. A meno di eventi catastrofici in grado di riportare il pianeta a fasi precedenti della propria storia — come nell’immaginario distopico di tanti scrittori — l’integrazione dell’esperienza digitale nel nostro quotidiano non potrà che aumentare. Magari miglioreremo tanti nostri approcci, forse riscopriremo “vecchi” sistemi per far fronte ai problemi abituali (senza dover ricorrere per forza a qualche app), ma complessivamente indietro non torneremo. Possiamo essere felici, o vedere tutto ciò con angoscia: questo però non cambierà le cose.

Se almeno su questo punto siamo d’accordo, allora credo converremo sul fatto che la scuola non può far finta di nulla.

Il rischio sarebbe espandere, ancor più di quanto talvolta già accade, il divario tra la lezione e la vita, togliendo ai ragazzi e ai giovani l’opportunità di vivere l’esperienza scolastica come parte realmente significativa per il loro presente e per il loro futuro. Pensare a una scuola che non fa i conti col web e i social media, che non sa cogliere le opportunità che il digitale può offrire per la crescita personale, relazionale e professionale di ciascuno, non farebbe altro che consolidare l’immagine, sbagliata, di una scuola che non parla alla vita e rafforzare il dualismo, ancora troppo presente nella realtà dei giovani, che contrappone il tempo speso tra i banchi di scuola e la vita là fuori, come appartenessero a mondi distanti tra loro.

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Punto secondo: la tecnologia ha bisogno dell’educazione.

Abitare gli spazi digitali non è semplice. La presenza della tecnologia nelle nostre vite ha cambiato nel tempo le abitudini quotidiane e ci ha messo di fronte a nuove sfide per le quali non sempre siamo preparati. Basti pensare a come è cambiato il nostro modo di gestire le relazioni con gli altri, di trovare le informazioni su ciò che accade o di farci un opinione sulla realtà che ci circonda. È chiaro, quindi, come un cambiamento così significativo abbia bisogno di essere supportato da un processo formativo ed educativo, per il quale la scuola non può tirarsi indietro.

Sono convinto del fatto che la scuola abbia quindi il dovere di aiutare i ragazzi a orientarsi nel mondo digitale, attraverso una proposta seria e ragionata, avvalendosi di docenti preparati e di una comunità formativa in grado di cogliere le opportunità che queste esperienze ci offrono. Troppo spesso la scuola, rispetto alla grande questione della tecnologia, si è fermata di fronte ai rischi — numerosi e sempre presenti — che si nascondevano dietro l’angolo. La sfida, invece, sta oggi nell’investire proprio sul processo formativo ed educativo, attraverso un ripensamento del ruolo degli insegnanti e la revisione dei metodi e degli strumenti finora utilizzati, per sostenere la crescita di nuovi cittadini digitali, capaci, competenti e responsabili.

Ma non solo. Il ruolo chiave della scuola in questo ambito, a mio avviso, è determinato anche dalla necessità di supportare tante famiglie che su questi ambiti non hanno la possibilità di a stare al passo e, magari involontariamente, adottano strumenti inadeguati per accompagnare i figli nel rapporto con il digitale. Quanti genitori non riescono ad aiutare i figli a vivere un’esperienza digitale positiva, in grado di dare realmente valore aggiunto alla propria vita? Ecco, qui la scuola può essere determinante, a patto che provi ancora il desiderio di rimettersi in gioco, di formarsi e formare, di costruire quella comunità educante necessaria per sostenere la crescita dei più giovani

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Punto terzo: la tecnologia può portare anche cose buone.

Ho la sensazione che ancora troppo spesso il rapporto tra le nuove generazioni e la tecnologia sia guardato da noi più adulti con la diffidenza di chi, per ragioni di età, di vita e di scelte passate si sente ancora un po’ a disagio a confrontarsi con un mondo tanto diverso da quello che ha conosciuto (o creduto di conoscere) in precedenza. Per questo, forse, anche a scuola tante energie sono spese per proteggere i più giovani dai pericoli che l’esperienza digitale porta con sé. Ecco allora che sempre più spesso ci siamo adoperati per approfondire le questioni legate alla tutela della privacy nei social network, alle insidie nascoste dietro alle chat e alle app di messaggistica, alla prevenzione del cyberbullismo e degli altri fenomeni di odio attraverso la rete. Tutti temi giusti, ovviamente, per i quali rimane necessario il sacrosanto impegno delle famiglie, della scuola e delle istituzioni a tutela dei più deboli.

Ciononostante, forse qualche passo avanti andrebbe fatto nell’ottica di ripensare alla tecnologia come a qualcosa che, se utilizzata senza lasciarsi dominare, può portare frutti positivi alla vita di ciascuno. Pensiamoci bene: quale altra possibilità potremmo avere di entrare in contatto e comunicare in modo così semplice con il mondo intero? quale strumento ci permetterebbe in modo altrettanto ricco di accedere alle informazioni e alle conoscenze? attraverso quale altro canale avremmo la possibilità di condividere il nostro pensiero e il nostro lavoro su così larga scala? e così via. Tante sono le strade che si possono individuare per ripensare in positivo alla presenza della tecnologia nel mondo di oggi e ai benefici che la nostra vita ne trae tutti i giorni.

Per questo la scuola, anche in questo caso, ha il compito di promuovere un utilizzo efficace della tecnologia. Perché al di là dei rischi e delle trappole che ancora ci sono e che di certo non dobbiamo sottovalutare o dimenticare, tanto di buono può venire dall’esperienza che facciamo attraverso gli ambienti digitali. E una scuola che si prende cura della vita dei suoi allievi, questo non lo può dimenticare.

2 risposte su “Perchè la scuola non può voltare le spalle al digitale”

[…] L’estate 2018 ha portato grandi novità per Google Classroom. La piattaforma per la gestione delle classi digitali, offerta da Google a tutte le istituzioni scolastiche nell’ambito della suite Google Apps for Education, è sempre più utilizzata anche nel nostro Paese, e in vista dell’inizio dell’anno scolastico 2018-2019, si arricchisce di alcune importanti innovazioni. A ben vedere, in effetti, Google Classroom e l’intera suite Google Apps for Education sono ormai  un punto di riferimento imprescindibile per tutti i docenti che vogliano integrare il digitale all’interno del processo di apprendimento. […]

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[…] Terzo. Alla fine dei conti, penso di poterlo dire con una ragionevole certezza. L’anno appena trascorso ci ha mostrato che integrare positivamente le tecnologie digitali nei processi di insegnamento e apprendimento, costruendo così esperienze didattiche centrate sullo studente, cooperative e multimediali, può portare davvero a risultati positivi in termi di coinvolgimento, interazione, e performance. Ciò non significa – sia chiaro – che sia andato tutto bene, ne che non ci siano margini di miglioramento. Però, se non altro, abbiamo acquisito consapevolezza del fatto che ci sono aspetti della nostra professione di insegnanti che possono essere arricchiti e migliorati grazie alle tecnologie digitali e che ve ne sono altri, invece, che necessitano senza dubbio della presenza, del coinvolgimento emotivo, della carta e della penna e delle tecnologie più tradizionali. Insomma, se è pur vero che la scuola non si può far bene solo a distanza e solo con il digitale, è altrettanto corretto affermare che una buona scuola ha bisogno di un po’ di digitale nei suoi percorsi ordinari di apprendimento. […]

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